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Donne e sport: lavorare in rete per raggiungere la parità

Lunedì 9 maggio l'incontro a Siena promosso dall'Uisp e dall'Università, con gli interventi di studiosi ed esperti. C'è ancora molto lavoro da fare

 

"Donne e sport, una parità da raggiungere” è il convegno che si è svolto lunedì 9 maggio a Siena, organizzato da Università di Siena, Uisp Toscana e Uisp Siena. Al centro l’analisi delle condizioni della persistente disparità di genere che si riscontra negli ambienti sportivi italiani, agonistici e non. Dopo i saluti di Francesco Frati, Magnifico Rettore dell'Università di Siena è intervenuta l’assessora regionale alle politiche di genere Alessandra Nardini. “Molto spesso le donne vengono attaccate e criticate in quanto donne, nella loro professione e nella loro attività sportiva a tutti i livelli, questo è ovviamente inaccettabile: sembra incredibile parlarne oggi, ma i diritti non sono ancora acquisiti, e questo vale in tutti i campi. Anche nello sport le donne vivono una sorta di segregazione come nell’intero mondo del lavoro, bisogna passare alla proposta e all’azione, la ripartenza dopo la pandemia non può riportarci alla situazione precedente, ma mettere al centro la lotta alle disuguaglianze. Abbiamo scoperto il talento e capacità delle donne ma tuttora devono eccellere per farsi valorizzare, e quelle che raggiungono risultati importanti subiscono quotidianamente violenze verbale e attacchi sessisti. C’è bisogno di una rivoluzione culturale: dobbiamo insegnare alle bambine che possono avere le opportunità  e il rispetto che si dà agli uomini, partendo da stipendi e tutele. È importante parlarne insieme, uomini e donne, perché è una questione rilevante per l’intera società”.

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Il convegno è stato raccontato in un articolo sul sito Uisp Toscana. Sono intervenuti Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp; Manuela Claysset, responsabile Politiche di genere e diritti Uisp; Lorenzo Bani, presidente Uisp Toscana; Simone Pacciani, presidente Uisp Siena; Eleonora Belloni, storica; Alessandra Nardini, assessora regionale pari opportunità; Giuseppe Segreto, professore di Social Media Marketing all’Università degli Studi di Siena; Elena Calzeroni, atleta nel lancio del disco e allenatrice e preparatrice atletica; Giulia Collodel, tennista.

La storica Eleonora Belloni ha fatto un excursus sulla donna nello sport, confermando che “lo sport non è una cosa a sé, ma uno specchio delle difficoltà che le donne hanno avuto nel loro percorso di emancipazione e conquista dei diritti”. Belloni ha ricostruito la storia dello sport femminile, da sempre associata a resistenze e difficoltà, fino al secondo dopoguerra quando comincia ad affermarsi un approccio diverso, grazie soprattutto al movimento dello sport di base. “Dopo la guerra la gestione della politica sportiva viene delegata al Coni e ben poco spazio viene dedicato alle donne, le vere novità vengono dallo sport degli enti di promozione sportiva, quindi dal basso, ma nel 1960 i praticanti erano ancora per il 92% uomini. Nel 1948 l’Uisp comincia ad organizzare manifestazioni di sport femminile, ma l’ingresso in questo ambiente è solo l’inizio di un percorso di rivendicazione di diritti, perché una volta ottenuta rappresentanza le discriminazioni cominceranno a riguardare la rappresentazione. Con gli anni 80 si apre effettivamente una nuova stagione: inizia una riflessione teorica che coinvolge il dibattito politico culturale, un momento di svolta è l’approvazione della Carta dei diritti delle donne nello sport nel 1985, promossa dall’Uisp: molti suoi punti rispondevano ai limiti esistenti precedentemente. Nel 2008 si apre un processo di ripensamento della Carta Uisp che porterà alla pubblicazione nel 2011 della nuova carta, in cui si evidenziano i limiti legati alla dirigenza, alla comunicazione, all’accesso alle tifoserie, al professionismo”.

Sul ruolo e le responsabilità che i mezzi di comunicazione hanno in merito alle disuguaglianze esistenti è intervenuto nel dettaglio, Giuseppe Segreto, ricordando il manifesto “Media donne sport”, redatto da Uisp e associazione Giulia Giornaliste. “La comunicazione influisce sul modo di vedere la nostra realtà e le persone che la abitano. Il giornalismo sportivo è una commistione di generi, oltre al risultato sportivo si aggiunge il gossip, il commento sulla vita privata o sull’estetica, foto che sembrano scelte apposta per confermare un certo immaginario erotico da Italia degli anni 70, e che non aggiungono niente al racconto sportivo, ma dicono molto sul valore di certo giornalismo. Il fatto che la lingua abbia le strutture grammaticali funzionali a nominare le donne in modo paritario rispetto agli uomini, ma ciò non avvenga, evidenzia che c’è una resistenza culturale a fare dell’italiano una lingua veramente inclusiva. Una resistenza che va combattuta in ogni campo della vita sociale e culturale”.

“C’è ancora molto da fare per abbattere stereotipi e disuguaglianze – ha aggiunto Manuela Claysset, responsabile politiche di genere e diritti Uisp – Anche grazie alla nostra lunga esperienza in questo campo continueremo a fare da apripista, a stringere alleanze e sollecitare il mondo accademico. Perché si tratta di una sinergia interessante, da approfondire nell’ottica della promozione dello sport per tutti e tutte e, in particolare, non solo legato dello sport di vertice”.

Le conclusioni sono state affidate al presidente nazionale Uisp, Tiziano Pesce: “La nostra associazione di promozione sportiva e sociale da 74 anni si impegna convintamente affinchè lo sport possa essere un diritto per tutte e tutti. I temi affrontati in questo incontro sono al centro delle nostre attenzioni quotidiane, questa è la tappa di un percorso che consegna la Uisp ad un’assunzione di maggiore responsabilità: contribuire a sostenere percorsi di inclusione e coesione delle nostre comunità attraverso lo sport di cittadinanza, linguaggio universale e strumento capace di far dialogare persone di ogni età. Lo sviluppo della pratica sportiva di base può rappresentare un momento basilare di questa dinamica, uno sport non limitato alle forme della competizione, ma che esprime l’idea di star bene con il proprio corpo e che faccia delle diversità una ricchezza. Uno sport come percorso emancipativo per rivendicare i diritti di ognuno e ognuna contro ogni forma di discriminazione”.